I DPCM n. 9/2020 e n. 11/2020 emessi dal Governo per far fronte all’emergenza del Covid 19 hanno sospeso le udienze dei processi civili e penali presso tutti gli uffici giudiziari ed i relativi dirigenti hanno già provveduto al loro differimento a data successiva al 31 maggio.
Tuttavia, alcuni procedimenti in materia di famiglia, in ragione della loro urgenza, sono ritenuti indifferibili talché le relative udienze continuano ad essere celebrate.
Tra detti giudizi rientrano sicuramente quelli innanzi al Tribunale per i Minorenni per le dichiarazioni di adottabilità e comunque quelli relativi a situazioni la cui ritardata trattazione possa comportare un grave pregiudizio per i minori. Si pensi, ad esempio, al caso di figli che subiscono abusi e/o violenze da parte di uno o di entrambi i genitori o comunque a quelle situazioni in cui vi è l’urgenza di intervenire con misure di “messa in sicurezza” dei minori.
Non sono inoltre coinvolti dalla proroga anche i procedimenti in materia di violenze familiari ossia i cosiddetti ordini di protezione contro gli abusi familiari.
Quest’ultimi sono procedimenti che, in un periodo di quarantena forzata, possono purtroppo rendersi indispensabili per tutelare le vittime di violenza domestica.
Se il regime dei “domiciliari” ai quali ci costringe il Covid 19 per la maggior parte delle famiglie è semplice fonte di stress, ci sono contesti in cui questa emergenza sanitaria mette a dura prova a causa della convivenza forzata – a volte in spazi assai ristretti – di coppie, bambini e spesso anziani da accudire e con un carico che ricade quasi esclusivamente sulla donna.
Ma soprattutto sono le donne in situazioni problematiche o vittime di violenza in ambito domestico che in questi giorni stanno vedendo un peggioramento della propria situazione, dovendo restare a casa 24 ore su 24 con il proprio maltrattante, isolate da tutto e da tutti e prive di qualsivoglia spazio personale.
Per molte donne infatti #iorestoacasa# non è certamente un invito rassicurante e per loro può diventare anche molto difficile pensare che #andràtuttobene#.
È intuibile allora come l’emergenza del Covid 19 non possa che aggravare queste situazioni già di per sé critiche e condurre ad azioni anche molto violente in relazione alle quali le donne – che spesso già in condizioni normali sono resistenti a farlo – sono scoraggiate a rivolgersi personalmente alle Forze dell’Ordine ed hanno ancora più paura di effettuare determinati passi.
A tale proposito leggevo quanto dichiarato dal procuratore aggiunto di Milano Maria Letizia Mannella: “Nelle ultime ore c’è stato un calo nelle denunce per maltrattamenti. Ci basiamo solamente sull’esperienza perché è ancora presto per avere dei dati certi, ma possiamo dire che le convivenze forzate con i compagni, mariti e con i figli, in questo periodo, scoraggiano le donne dal telefonare o recarsi personalmente dalle forze dell’ordine”.
È importante allora che, in caso di violenza domestica, le donne contattino immediatamente il centro antiviolenza più vicino oppure che chiamino il n. 1522, servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, numero gratuito, attivo 24 h su 24, che accoglie con operatrici specializzate (e multilingue) le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.
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